Forse è vero che m'ha detto meglio che a loro nella vita o forse no



Storia di una vita passata a correre davanti agli altri, solo che quando corri troppo veloce rischi di perdere di vista le cose fondamentali

Da mesi ormai combatto con un disturbo d'ansia, un ansia che prende di volta in volta forme diverse ma ugualmente spaventose e a cui non riesco a dare un senso. Ormai ho imparato che tutte l'emozioni hanno l'intento di portare alla nostra coscienza dei bisogni interiori ma per quanto interroghi la mia ansia non riesco a capire quale sia il problema sotteso.

Sento sempre un senso di insoddisfazione nel presente, ho tutto quello che avrei voluto 10 anni fa eppure ora non mi rende più felice. Allora ho iniziato a scavare nel mio passato, mi sono posta delle domande per cercare di capire da cosa dipende questo senso di insoddisfazione.

Spesso scrollando sui social vedo i post dei miei ex compagni di classe, dalle elementari alle superiori, vedo le loro vite e mi sembrano arrivati, felici, momenti di sincera felicità cristallizzati per sempre. Forse quando ci frequentavamo quotidianamente era più facile cogliere le sfumature delle loro vite e vedere che neanche loro erano felici e soddisfatti al 100%, che c'era sempre qualcosa che infondo gli mancava. Sui social, invece è diverso, perché lì si selezionano sapientemente i momenti migliori e sembra che la vita di ognuno sia un flusso continuo di sola felicità.

ho ripensato alla mia infanzia e alla miseria in cui sono cresciuta. Il riscatto è sempre stato il carburante che mi ha dato la forza per sopportare tutto quello che ho sopportato nella vita, soprattutto negli anni complessi dell'università. Volevo essere quella che nella vita ce l'aveva fatta. Quella che nonostante fosse partita svantaggiata ai punti di partenza è riuscita a fare una rimonta incredibile. E ce l'ho fatta! 

Se guardo, infatti, alle vite dei miei ex compagni sono quella che ha il tenore di vita migliore, quella che guadagna di più, quella affermata. Quella a cui forse la vita ha detto meglio che a loro. Eppure ad oggi mi sento persa.

Forse quando l'obiettivo di una vita intera non è costruire qualcosa ma semplicemente essere migliori degli altri si arriva alla soglia dei trenta che non si sa più chi si vuole essere nella vita. Forse a trent'anni perdere il posto fisso e scoprirsi fragili perché il proprio compagno ha una diagnosi di malattia genetica rara fa crollare le basi di ogni certezza. Allora si passa dall'essere quella che nella vita ce l'ha fatta a quella che nella vita deve ricominciare tutto da capo. Ed è dura a trent'anni.

Penso che la cosa più dura di tutte però sia quella di rendersi conto di aver sempre scelto con i paraocchi con l'unico obiettivo di correre più veloce degli altri per arrivare al traguardo prima di tutti. Al traguardo sono arrivata ma per strada ho perso di vista il vero obiettivo, la vera me, quello che volevo costruire per la mia vita, quello che volevo essere nella mia vita. Io non lo so se questi sono i dubbi dei trenta, so solo che è difficile in questo periodo trovare la serenità. 

Quindi alla fine forse non è vero che mi ha detto meglio che a loro nella vita, citando Questo mondo non mi renderà cattivo di Zero Calcare, forse più che Zero che ha fatto un percorso non convenzionale per inseguire i propri sogni io sono più Sara. Quella che aveva tutte le porte aperte, che ha fatto un percorso convenzionale, laurea, dottorato, per poi finire a portare il caffe a degli str@nzi che producono spazzoloni per il c&sso.



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