Presenza che cura
Quello che il mio medico di base mi ha insegnato sulla medicina, la presenza costante e la cura lo ricordo oggi che ho dovuto burocraticamente recidere quel legame
La borsa in pelle ormai segnata dal tempo è la prima cosa che i pazienti vedono uscire dall'auto appena parcheggiata quando dalle finestre della sala d'attesa scrutano fuori verso i parcheggi. Poi la portiera si chiude e Lei si avvicina a grandi passi verso l'ingresso dell'ambulatorio. Tutti all'interno tornano alle proprie sedie distogliendo lo sguardo dall'esterno.
Un fragoroso "Buongiorno" fa risuonare l'eco di tanti altri "buongiorno" e inizia così la giornata della Dottoressa Lei presso l'ASP Montegrano.
Presidiare
Quando ero piccola ricordo la freneticità del Presidio Ospedaliero di Montegrano. Nei miei lunghi pomeriggi passati in pediatria, ricordo il via vai di medici, tanti medici e tanti pazienti che da tutto il circondario giungevano fino a lì per una cura. Ma anno dopo anno scemavano i ricordi e scemava anche il personale ospedaliero fino al mantenimento di pochi servizi essenziali: pronto soccorso e poco altro. Nella cesoia della Spending Review è finito indistintamente tutto, e in un contesto così importante di carenza di servizi sanitari la figura del medico di base è diventata essenziale.
E' rimasta a presidiare territori e persone, per non far arretrare il diritto fondamentale di ogni persona alla salute dinanzi all'economia cieca dei pareggi di bilancio.
Esserci fino alla fine
In quest'ultima estate torrida e difficile, più volte l'ho vista scendere dalla sua auto con la borsa in pelle ormai logora e venire in casa mia. E' stata con noi anche la sera prima e poi il pomeriggio dopo il funerale. Mi ha permesso di capire che medicina non è sempre guarigione ma la medicina è cura, è non arretrare difronte al male senza senso che ci colpisce, è presenza fino alla fine. Il ricordo più tenero che conservo di questa estate è del pomeriggio in cui è passata a salutarci dopo il funerale. Sulla gamba del pantalone ho notato un rattoppo e mi ha scaldato il cuore l'umiltà di questa donna; figlia di contadini che in un epoca in cui non era semplice per una donna laurearsi e laurearsi in medicina - da sempre un presidio maschile - non solo si è laureata ma ha mantenuto l'umiltà della sua famiglia di origine. "A Milano sul balcone pianta i cetrioli che fanno bene alla salute e sono anche dei bei rampicanti" mi ha detto quel pomeriggio, un consiglio che sa di cura e di amicizia.
Spesso in questi ultimi anni, stanca a sera mi diceva che non voleva più saperne e andare in pensione; mi diceva anche che Milano non faceva per me e che per stare bene avrei dovuto ascoltare meno quei mostri che ogni tanto mi ronzano in testa.
Io sono ancora qui a Milano a scrivere di climatizzatori e sostenibilità, i mostri ogni tanto mi parlano ancora e lei non è andata ancora in pensione.
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